La Storia

Ultima modifica 13 luglio 2021

Notizie storiche
L’etimologia del toponimo “Valeggio” secondo lo storico ottocentesco Goffredo Casalis il nome deriverebbe da vallicum, cioè “piccola valle”. Lo studioso contemporaneo Dante Olivieri propende per la voce lombarda Varicella, interpretazione confermata anche dalla voce latina Valligium o Vallicula. Secondo lo storico pavese Portaluppi, il nome Valigium affonderebbe le radici nell’epoca longobarda: un’ipotesi che si avvicina molto alla leggenda popolare della Via Regia, l’antica strada romana che la regina Teodolinda percorse nel 590 con lo sposo Agilulfo, duca di Torino e poi re dei Longobardi. Infatti sembra accertato che la regina Teodolinda, quando da Lomello si recava a Milano, passasse proprio da Valeggio.


Dicitura e significato dello stemma di Valeggio
Lo stemma del comune venne autorizzato e riconosciuto con decreto reale il 27 gennaio 1939. Esso porta questa scritta: “ D’azzurro alla torre cintata d’oro, aperta e finestrata del campo, col capo abbassato al lupo passante d’azzurro; circondato da due rami di quercia e d’oro, annodati da un nastro dei colori nazionali ornamenti esteriori del Comune”. La torre cintata ricorda che Valeggio, era difeso da un forte Castello che aveva nell’interno una torre altissima. Il lupo d’azzurro nel campo d’oro ricorda la famiglia Cardenas feudataria del luogo sin dal 1726, la quale famiglia portava nel proprio stemma due lupe azzurre.


Cenni storici
I primi insediamenti umani nelle zona si ebbero nella media e tarda età del bronzo, come attestano i numeroso reperti archeologici rinvenuti nella necropoli di Valeggio nel maggio 1977, nella campagna attorno alla Cascina Tessera, situata a lato della provinciale per Dorno. Gli scavi eseguiti dal gruppo archeologico lomellino hanno portato alla luce 207 tombe che coprono un arco di tempo che arriva fino all’età Flavia. Dai Galli ai Romani: lo straordinario ritrovamento svela quindi che Valeggio è un luogo abitato da più di 2000 anni.


Notizie religiose
In origine Valeggio fu un centro religioso di comunità monastica, in virtù della presenza della confraternita del Carmelo che aveva il compito di custodire il luogo di culto definito “ Santa Maria di Veleggio” o del Carmine situato in località Val Madonna. La chiesa, passata all’ospedale civico di Pavia, scomparve verso la metà del XIX secolo. In questa chiesa era conservata la statua lignea della Madonna del Carmelo ritrovata poi all’inizio del 1900 nella roggia Selvatica.
Questa chiesetta era situata in direzione Ottobiano e nel 1576 fu visitata e denominata dal vescovo “ Oratorium Sanctae Crocis in campis” che depone in favore della sua antichità. Scomparve senza lasciare indicazioni della sua ubdicazione.
LA PRIMA PARROCCHIALE (SAN PIETRO)
La chiesa primitiva era piccola e di stile romanico, fu visitata nel 1460 dal Vescovo di Pavia e ne era cappellano e curato Giovanni de Glisiis. Nel 1576 la chiesa era nota come rettoria di San Pietro. Nel decreti del 1583 si imponeva al parroco di provvedere ai vasi per gli olii santi e ai registi dei battesimi, dei matrimoni, dei morti e dei cresimati, sotto pena di 3 monete d’oro. Intorno vi era il cimitero. La rettoria fu elevata a prepositura con decreto di Monsignor Forzani, vescovo di Vigevano, nel 1846. La chiesa attuale, sotto l’invocazione dei SS. Pietro e Paolo, fu più volte restaurata, e fu ridotta alla forma rettangolare, edificandola più ampia La facciata attuale è stata rifatta su disegno romanico nei primi anni del 1900, duranti i lavori di restauro del 1951 vennero alla luce affreschi del 1400. Il campanile medioevale venne abbattuto da un fulmine nel 1954 e al nuovo venne data una caratteristica cupola conica.
CHIESA DI SAN PAOLO
Era di pari antichità della parrocchia e si trovava tra i campi vicino la strada Selvatica che andava a Pavia . E’ nominata in carte del 1318 visita nel 1460 e trovata cadente nel 1576 e successivamente ne fu ordinata la demolizione e i pochi redditi furono uniti alla parrocchiale con l’obbligo di unire al titolo di San Pietro anche quello di San Paolo
PARROCCHIA DI SAN GAUDENZIO DI LOMELLINA
Gli storici sostengono che vicino a Valeggio vi era una stradicciola denominata di San Gaudenzio e da qui si pensa che sia esistita San Gaudenzio di Lomellina. La strada era ricordata da un documento del 1318 e poi non si hanno più notizie. Si pensa che il reliquato storico di questa parrocchia venne unita alla chiesa di Garlasco intorno al 1547.
ECLESIASTICI CELEBRI
Don Carlo Giuseppe Natali lasciava a favore dei poveri un opera pia con testamento del 30 luglio 1783. Don Gerolamo Franchini, fu uomo di pietà e di ingegno da essere nominato esaminatore sinodale.


Castello
Il Castello di Valeggio di forma architettonica medioevale-spagnolesca è a pianta trapezioidale con un elevato numero di torri (otto) distribuite lungo il perimetro esterno in modo asimmetrico. In una torre si leggeva un iscrizione del 703 ciò fa presumere esistenza di questa torre già nell’ottavo secolo. La costruzione vera e propria di carattere difensivo risalirebbe al XIII secolo. Secondo alcuni storiografi il castello sarebbe stato costruito dai Sannazzari . Nella facciata settentrionale del castello si trova una torre quadra alta 22 metri alla quale nel XVIII secolo le fu aggiunta una cella campanaria, anch’essa di forma quadrata. Dopo i fasti di Carlo V° e Francesco I°, con il passare dei secoli il Castello passò dal luogo fortificato a residenza rurale. Nel castello fu pure ospitato il famoso Pico della Mirandola grande filosofo di illustre famiglia Modenese. Numerose sono le nobili famiglie proprietarie del castello nei corsi dei secoli tra qui i Visconti, gli Sforza, gli Arcimboldi, i Cardenas, i Busca, i Sormani e i Laugier. Attualmente la proprietà è della Società Castello di Valeggio s.r.l.


Caratteristiche topografiche
L’andamento del suolo è pianeggiante e compreso fra quote variabili da un massimo di m. 93 s.l.m. a di un minimo di m. 91 s.l.m. E’ irrigato da molti corsi d’acqua, coma l’Arcimbolda, la Regina, la Biraga, la Selvatica. Questi canali, conservano ancora oggi nelle loro denominazioni la derivazione dall’antiche vicende che hanno interessato il Borgo: il contado degli Arcimboldi del XVI e XVII secolo, la Romana “Via Regia” , il Feudo del Birago del XV secolo.


La leggenda del cucù
La sagra del paese che ricorre il 29 giugno con i Santi patroni Pietro e Paolo è denominata del “cucù” per via di un fatto leggendario. Secondo la tradizione, il 29 giugno di un anno imprecisato, i cuculi di Valeggio smisero improvvisamente di cantare poiché non ne era rimasto uno vivo: gli abitanti del paese gli avevano infatti catturati e messi in padella per adornare la tavola della sagra patronale. Da quel giorno è la festa del cucù, perché non canta più.


Le notizie storiche sono tratte da opere del dott. Umberto De Agostino.